Due fratelli, una vigna sulle colline senigalliesi e un vino frutto di passione e duro lavoro: Andrea e Matteo Tomassetti hanno dato vita a un sogno, inseguendo, con dedizione, qualcosa che sembrava impossibile da realizzare. Oggi il loro vino accompagna i piatti del Bruna Bistrò, esaltando materie prime che raccontano un territorio e il rapporto – intenso e indissolubile – con una terra che ha tanto da offrire. Li abbiamo incontrati per parlare di vino, di Senigallia e della forza dei sogni.
Partiamo dall’inizio: come nasce la vostra azienda?
Tutto è iniziato nel 2015. All’epoca arrivavamo da esperienze lavorative diverse, ma avevamo entrambi una grande passione per la campagna. Siamo cresciuti sul territorio, con nostro padre – idraulico – che investiva i soldi guadagnati in terra e olivi. Ci ha insegnato ad amare questi luoghi e ha creato in noi la voglia di fare qualcosa di unico. Così quando è arrivata l’occasione l’abbiamo colta al volo.
Una scelta coraggiosa…
Nel 2015 quello che all’inizio era solo una passione si è trasformato in un lavoro vero e proprio. All’inizio è stato difficile, ma ci siamo impegnati moltissimo. Di certo ci sono voluti fatica e tanto lavoro.
E oggi vi definite “produttori nomadi”.
Una definizione data dal fatto che lavoriamo in vigne diverse collocate in zone differenti. La più vicina si trova a 300 metri dall’azienda, la più lontana a 30 chilometri. Ci spostiamo spesso e questo richiede anche più energie e tempo, ma è qualcosa che ci dà grandi soddisfazioni.
Quando vi siete resi conto che ce l’avevate fatta?
Il rapporto con i colleghi è un elemento molto utile per capire che il tuo lavoro è davvero apprezzato. Di certo il momento di svolta è arrivato due o tre anni dopo l’inizio dell’attività, quando in tanti si sono accorti dei nostri vini.
Perché dietro i vini Tomassetti c’è davvero qualcosa di speciale…
Fermentazioni spontanee, produzioni certificate, non usiamo additivi in cantina, poca solforosa e non usiamo pesticidi. Facciamo i vini come si faceva una volta, sperando di farli meglio (ride n.d.r.). Un tempo la raccolta coinvolgeva piante di varietà diverse e la vinificazione era “mista”. I nostri nonni realizzavano così il vino. L’imprinting è quello, ma ovviamente migliorando quello che era in passato. Si studia e si assaggia per cercare di migliorare sempre.
Come è nata la collaborazione con Bruna Bistrò?
Ci conoscevamo da prima, c’era un rapporto di grande stima ed è stato naturale iniziare a collaborare. Il verdicchio che produciamo è frutto di una fermentazione spontanea realizzata con i lieviti presenti in cantina, questo ci permette di tipicizzare ancora di più il vino. Il risultato è un vino unico, molto più sfaccettato e ricco di sfumature, senza gli estremismi dei lieviti selezionati che sono monodimensionali.
Al Bruna Bistrò troviamo anche uno dei vostri rossi.
Il nostro rosso, che si può assaporare al Bruna Bistrò, è invece prodotto con una tecnica usata in Beaujolais, una zona della Francia in cui è stato inventato il concetto di vino naturale. Quest’area vitivinicola ci ha fatto innamorare per la prima volta di questo lavoro e rappresenta l’idea del vino che abbiamo noi: deve essere festa e convivialità, non devi aver paura di bere un bicchiere di vino in più. Dunque puntiamo su gradazioni alcoliche che non sono esagerate e seguiamo una tecnica, quella della macerazione carbonica, sviluppata oltre cinquant’anni fa. Il risultato sono vini esili e non troppo alcolici, profumati e con sfaccettature particolari. L’uva non viene diraspata, come accade di solito per il vino rosso, ma lavoriamo l’uva intera, mettendola in un ambiente saturato con anidride carbonica. Noi non usiamo la bombola per motivi ambientali.
Avete trovato però una soluzione alternativa…
Raspiamo l’uva e la lasciamo fermentare, creando un fondo di uva in fermentazione. In pochi giorni la vasca sarà satura di gas. Il segreto è far partire la fermentazione dall’interno, ossia dall’acino. Se le cellule vegetali delle uve non respirano infatti fermentano in alcol, attivando un metabolismo dentro l’acino. Si sviluppano così profumi e zuccheri particolari. Il sentore è quello di chiodi di garofano e pepe, qualcosa che rende questi vini eccezionali.
E gli abbinamenti, sia per il verdicchio che per il rosso, sono davvero tantissimi. Al Bruna Bistrò si possono assaporare con lo stecco di coda di rospo, uno dei piatti cult creati da chef Michael Baccani ed ereditati da nonna Bruna Schiaroli. Ma questi vini si accompagnano anche ai tortelli, alla carbonara di mare, alla tagliata di tonno e al filetto di pescato alla griglia.
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