Un vigneto salvato, un dio latino e una filosofia sostenibile: l’azienda agricola Colle Jano è un piccolo gioiello a conduzione famigliare dove tutto è autentico e sincero. Sette ettari, acquisiti nel 2016 dal titolare, Filippo, e da sua moglie. L’idea? Portare avanti uno stile di vita autosufficiente e sostenibile, creando un vino unico.
Il nome dell’azienda si riferisce a Janus, la divinità bifronte, e indica la volontà di unire passato e presente, proponendo un’agricoltura responsabile e avanzata. Dietro Colle Jano infatti c’è la storia di un vigneto abbandonato e salvato, riportandolo al suo antico splendore, e la necessità di valorizzare il territorio rendendolo un patrimonio di ineguagliabile valore.
Una perla che Bruna Bistrò non poteva lasciarsi sfuggire. Il verdicchio Jano si sposa alla perfezione con gli antipasti creati da chef Michael come il crostone, ma anche con le tagliatelle di seppie. Questo vino così strutturato ed eccezionale è ottimo pure con le mitiche tagliatelle al bianco mare, con gli gnocchi con vongole e cicale e con gli spiedini di calamari e gamberi.
Abbiamo intervistato Filippo, l’anima di Colle Jano, per scoprire la storia e i segreti del suo straordinario vino.
Partiamo da un dettaglio particolare, come nasce il nome dell’azienda agricola?
Sia io che mia moglie ci occupavamo di altro inizialmente. Ho vissuto per molto tempo all’estero, in Olanda e in Canada, lavorando nel settore minerario. Ma più restavo all’estero più apprezzavo l’Italia e quello che c’è di bello nel nostro paese. Così alla fine ho deciso di tornare e di realizzare un sogno, prendendo il coraggio a quattro mani. Era diventato un richiamo troppo forte e ho scelto di tornare in Italia per inseguire il mio sogno. Strada facendo ho conosciuto mia moglie, che aveva una storia molto simile alla mia. Abbiamo deciso di cercare insieme una tenuta e ci siamo subito innamorati dei vigneti a Cupramontana.
Nasce da una scommessa, dunque, e dalla volontà di recuperare viti abbandonate
Quando siamo arrivati qui erano in stato di degrado e abbandono. Piano piano, con il tempo e tanta pazienza, li abbiamo ripristinati. Oggi producono una materia prima molto particolare che ci regala vini con struttura e personalità molto marcate.
Inutile dire che il legame con il territorio è molto forte.
Intenso e unico. Iniziare questa avventura ha richiesto molti sacrifici, non solo in termini economici. Ma siamo stati ripagati al meglio e oggi siamo fieri della scelta fatta.
Cos’ha di speciale il vostro verdicchio?
Dentro ogni bottiglia c’è il nostro cuore. Non ci affidiamo a manodopera esterna, ma seguiamo tutto il processo. Mi sento responsabile e amorevole nei confronti delle mie vigne. Dentro ogni bottiglia che produciamo c’è un pezzo d’anima. Il vino che proviene da vigneti storici sarà sempre più una rarità in futuro. Noi andiamo controcorrente, scegliendo una materia prima sempre più rara e che richiede tantissimo lavoro e dedizione.
Come è nata collaborazione con il Bruna Bistrò?
Le collaborazioni spontanee sono le più belle e autentiche e così è stato con il Bruna Bistrò. Ci hanno scoperto loro qualche anno fa. Ci sono venuti a cercare perché erano in cerca di produttori locali e realtà poco conosciute. All’epoca anche noi avevamo iniziato da poco ed è stato un onore crescere insieme. Siamo diventati complici in un’avventura analoga.
Oggi al Bruna Bistrò è possibile gustare il vostro verdicchio.
Il Verdicchio Jano è ottenuto esclusivamente da vigneti storici. Parliamo di piante che hanno una resa molto bassa e che sono davvero uniche. Regalano un vino con struttura e caratteristiche organolettiche particolari. In particolare il nostro verdicchio spicca per la nota sapida che tende al salato. Racconta al meglio quello che vogliamo ideare e il nostro progetto: vinificazioni artigianali con fermentazioni spontanee, naturalità dei vini, finezza ed eleganza.
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