Passione, amore per la terra e la ferma volontà di portare avanti il sogno di una famiglia: quando parli con Cristina di Casaleta Vini, cogli subito la forza e il trasporto che c’è dietro quest’azienda. Lì dentro c’è un pezzo di cuore suo, ma anche di mamma Oretta, cresciuta in campagna, dei fratelli Michele e Roberto, e soprattutto dell’amatissimo papà da cui tutto è partito.
Perché Cristina, Michele, Roberto e la signora Oretta, che amavano la terra e la campagna, si sono ritrovati a dover combattere per un sogno e a portare avanti quello che il capofamiglia aveva iniziato. Da lì – dal caso, dal destino e dal coraggio – è nato un vino Verdicchio straordinario, che non smette di stupire e che Cristina – un vulcano di energia e di passione per il suo lavoro – ci ha raccontato in questa intervista.
Partiamo dall’inizio, ossia dalla terra, perché è da lì che comincia la storia di Casaleta vini.
Esatto. Da tre generazioni ci occupiamo di campagna, cresciuti in questa terra e abituati a lavorarla. Mio padre sempre avuto passione importante legata alla campagna e all’agricoltura. Ha avuto occasione di visitare questa azienda e se ne è innamorato. Da qui la decisione di acquistarla e di iniziare questa avventura con tutta la famiglia. All’epoca sapevamo ben poco di vino. Erano gli anni Novanta e dalla nostra parte avevamo un enorme entusiasmo. Poco dopo però – quando il progetto della cantina era ancora agli albori – mio padre è venuto a mancare.
È allora che vi siete trovati di fronte a un bivio, fondamentale per voi.
Sì. Creare una cantina era nei sogni di mio padre e abbiamo voluto portare avanti questo desiderio. Non è stato semplice, ovviamente, ma con lo sforzo di tutti ci siamo riusciti. Il vero punto di svolta è arrivato quando abbiamo contattato Giancarlo Soverchia, agronomo ed enologo. Dopo la morte di mio padre eravamo totalmente impreparati ed è stato proprio lui a indicarci l’importanza delle nostre viti. L’abbiamo contattato e portato in vigna per avere un’opinione. Ed è stato allora che è accaduto qualcosa di inaspettato.
Avete scoperto che quelle viti erano speciali
Esatto. Ci ha fatto capire che avevamo fra le mani qualcosa di straordinario e che non potevamo in alcun modo abbandonarlo. Ci ha spiegato che le viti hanno almeno settant’anni. Si tratta di piante autoctone di vecchia generazione e quasi estinte. A partire dagli anni Settanta, per via di alcune condizioni particolari molte piante di verdicchio sono state espiantate sul territorio. Il nostro vigneto è sopravvissuto a numerose vicissitudini. Di fronte a questa storia abbiamo deciso di armarci di coraggio e abbiamo intrapreso questa avventura.
Il legame con il territorio, viene da sé, è fortissimo
Arriviamo dal territorio, siamo parte di questa terra. Le nostre famiglie hanno origini agricole e siamo tutti nati in campagna, per questo percepiamo un legame straordinario con la terra. Questo fa sì che uno dei nostri obiettivi principali sia mantenere autentico e vivido il concetto di campagna con cui siamo cresciuti. Ti basti pensare che in azienda abbiamo un patrimonio straordinario, fatto di storie e di ricordi. Molte persone che lavoravano un tempo in questo vigneto sono nate e cresciute qui e possono raccontare la quotidianità del passato, diventando dei meravigliosi testimoni. Come la signora Erina, che per noi è un punto di riferimento importante.
Producete un verdicchio molto apprezzato: qual è il segreto della vostra cantina
I vigneti e la consapevolezza di avere una materia prima dal valore aggiunto. Il vino si fa prima di tutto in vigna ed è eccellente solo se la materia prima lo è. Le nostre vigne raccontano il territorio perché sono qui da anni. Non a caso chiamiamo le viti “le vecchie signore”.
Un nome interessante
È stata mia madre a darglielo. Lei è convinta che ogni pianta vada trattata come una persona perché ognuna ha un’esigenza diversa. Questa filosofia viene trasferita in tutto ciò che facciamo. Le piante vecchie hanno una loro forma specifica e ognuna è una cosa a sé. Hanno bisogno di un po’ di coccole e per loro curiamo ogni singolo dettaglio.
Cosa rende così speciale il Verdicchio
Contiamo un vigneto di cinque ettari, hanno una resa bassa per ettaro che è spontanea, quindi la qualità è molto alta. Siamo nell’area classica del Verdicchio a Castiglioni di Arcevia. La parte antica di tutto il territorio del verdicchio con un valore aggiunto.
Ed è in questo momento che tutta la passione di questa cantina per il Verdicchio dei castelli di Jesi emerge. Perché nel raccontare questo vino traspare la passione, l’amore e la dedizione che guidano l’azienda.
Il Verdicchio è un vino speciale per tanti motivi. Purtroppo soffre di un passato in cui non è stato curato abbastanza e non ha potuto svelare tutte le sue potenzialità. Oggi, per fortuna, le caratteristiche straordinarie del Verdicchio sono emerse grazie alla tenacia e alla dedizione di produttori appassionati.
Parliamo di un vino di estrema longevità. Questo significa che mantiene in bottiglia le caratteristiche organolettiche, migliorando tantissimo nel tempo. Non a caso viene chiamato “rosso vestito di bianco”, perché ha le stesse caratteristiche di longevità di un vino rosso. I grandi vini di verdicchio che abbiamo oggi ci consentono di comprendere il vero valore di questo vino.
Fra le sue caratteristiche c’è poi la versatilità, ossia la capacità di adattarsi a diverse modalità di vinificazioni. Si può trovare vinificato come classico, classico superiore, riserva, spumante e persino come vino dolce, passito. Ha una gamma ampia di sfumature che variano con gli abbinamenti e la sensibilità del palato. Al di là delle sfumature resta un’impronta unica, un tratto riconoscibile. Potremmo dire che il Verdicchio è un vino pulito ed elegante, sapido con un’ottima acidità, fresco con sentori di freschezza. Infine ha un’ottima acidità, quindi una capacità molto alta di abbinamento con il cibo.
A fare la differenza per noi di Casaleta è il fatto che ogni etichetta è legata a un momento diverso di maturazione della vite. Ogni bottiglia ha un legame con il suo grappolo e questo è qualcosa di eccezionale.
Raccontaci i vini Casaleta che possiamo trovare al Bruna Bistrò
Il Brut Metodo Charmat è un vino che racconta i tratti tipici della nostra azienda e fa capire subito chi siamo. Basta un sorso per identificarci, per cogliere l’eleganza e la pulizia di questo vino, con una bolla fine e non invadente. Ha la capacità di sostenere tantissimi piatti e abbinamenti.
Al Bruna Bistrò si può gustare con il tuna tacos o con la tagliatella di seppie, ma anche con le straordinarie crudité di pesce frutto dell’estro di chef Michael.
Troviamo poi il Castijo, che ha un’etichetta dedicata proprio a tuo padre
Un grande classico che rappresenta l’azienda. Un DOC di altissima qualità che mette tutti d’accordo. Un vino di sostanza e diretto, con un grande carattere e un’ottima struttura.
Da gustare con gli antipasti, come il roll di salmone o il crostone by Bruna Bistrò, ma anche con gnocchi alle cicale e vongole e con le celebri tagliatelle al bianco mare, piatto simbolo di Senigallia.
Curiosi di scoprire un sorso di territorio abbinato a piatti eccezionali? Anche quest’anno torna il contest #WineNot, di Bruna Bistrò per svelare le eccellenze del territorio con una serata di degustazione. Cinque etichette di Casaleta vini e sette portate studiate dallo chef per un’esperienza dei sensi.
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